Mentre attendiamo tutti impazientemente l’uscita della nuova stagione di Black Mirror prevista per il prossimo 29 dicembre (per concludere l’anno in bellezza e spararsi una mega maratona durante le Feste), questo mese mi sono dedicata alla visione di She’s Gotta Have It, una novità che mi ha attratta e incuriosita fin da subito. Appena iniziata la visione, la rivelazione: questa è la serie che stavo aspettando, alleluja!
Oggi quindi vi palerò dei 3 buoni motivi per guardare She’s Gotta Have It: 10 episodi da poco più di 30 minuti ciascuno che vi rapiranno fin dal primo momento. Ecco perché:
1. La trama: la storia di Nola Darling
Nola Darling (interpretata da DeWanda Wise) è una giovane donna nera americana, pittrice di talento e dalla personalità originale ed esuberante. Nola è costantemente alla ricerca di se stessa e non vive la sua vita in modo del tutto convenzionale: è poliamorosa, pansessuale e contro ogni forma di convenzione sociale sia riguardo alle relazioni che al ruolo della donna. Nola è una donna coraggiosa, forte, indipendente, ispirata, appassionata della vita, creativa e travolgente, anche se spesso fatica a sbarcare il lunario. Si batte per i diritti delle donne e rappresenta la condizione delle donne – e di quelle nere in particolare – nell’America di oggi, ancora troppo spesso soggette a un sistema di valori e azioni intrise di maschilismo.
Nella vita di Nola ci sono tre uomini e una donna, che lei frequenta liberamente incastrando ogni appuntamento in un gioco perfetto di equilibri: ognuno di loro le dà qualcosa di diverso e da queste relazioni trae nutrimento per la sua arte. Sullo sfondo della vita del quartiere di Fort Greene a Brooklyn e nei rapporti di Nola con le amiche emergono i temi dell’emancipazione femminile e della libertà individuale, della parità dei diritti e della rivendicazione della dignità del corpo della donna.
2. La regia: la prima serie tv di Spike Lee
She’s Gotta Have It è una serie televisiva statunitense scritta e diretta da Spike Lee per Netflix e basata sul primo lungometraggio del regista del 1986, in italiano tradotto in “Lola Darling”. La serie è uscita il 23 novembre 2017 in tutti i Paesi in cui il Netflix è disponibile e io l’ho divorata in tempo record.
Non mi era mai capitato di vedere una serie con una regia del genere: la mano di Spike Lee è sempre presente e regala delle inquadrature davvero particolari e inaspettate, creando un prodotto di altissima qualità. Qualità che certo non manca alle altre produzioni di Netflix, ma in questo caso si ha davvero l’impressione di trovarsi davanti a un prodotto cinematografico più che a una serie tv.
Altra peculiarità della serie, che aveva già fatto la fortuna del film, è l’infrazione della quarta parete, ossia il dialogo diretto fra Nola e il pubblico: una soluzione che coinvolge e immerge in modo ancora più diretto nella vita della protagonista, che in questi momenti condivide le sue riflessioni più intime.
3. Le musiche: un connubio perfetto
Altra particolarità della serie, sono gli intermezzi musicali che accompagnano tutte le puntate in vari momenti. A fare da sottofondo ci sono pezzi storici, grandi classici e mostri sacri, insomma, canzoni che hanno fatto la storia di vari generi (Miles Davis, Prince, U2, Frank Sinatra e molti altri). Alla fine di ogni intermezzo, compare sullo schermo la copertina dell’album di riferimento.
Personalmente ho apprezzato moltissimo tutte le scelte musicali e anche la volontà di rendere la musica così presente e importante all’interno della narrazione stessa. Ogni canzone dice qualcosa di quello che accade nella storia e viceversa, in un connubio che ho trovato sempre azzeccato e molto suggestivo.
E se voleste risentirle tutte, trovate la playlist su Spotify, buon ascolto!