Nell’ultimo periodo si sta diffondendo sempre di più il dibattito attorno al tema della fast fashion: i danni, le conseguenze e tutti i problemi che comporta.
In questo articolo ne parleremo insieme analizzando anche alternative e varie possibilità di approfondire il tema.
Il nostro ruolo come consumatrici
Vi siete mai fermate a riflettere davvero sul tema della moda sostenibile e sulla nostra responsabilità nei confronti delle scelte che facciamo (o che non facciamo) in quanto consumatrici di fast fashion?
Personalmente ho iniziato a interessarmi a questo tema negli ultimi mesi, a mano a mano che cresceva la mia sensibilità verso il tema ambientale e mi avvicinavo anche al problema della plastica usa e getta.
Viviamo in un mondo e in sistema economico dove tutto è collegato: la globalizzazione ha fatto sì che la vita di ciascuno di noi sia strettamente collegata a quelle di milioni di persone lontane migliaia di chilometri.
In che modo? Attraverso tutto ciò che mangiamo, facciamo e, non ultimo, indossiamo. Lo stile di vita e di consumo occidentale si è sviluppato negli ultimi decenni a ritmi folli, senza alcun rispetto per il pianeta su cui viviamo e per le vite di quelle persone che vivono in paesi meno sviluppati o in via di sviluppo.
Questo ha fatto sì, per dirla in termini molto semplicistici, che il nostro benessere si sviluppasse a discapito di qualcun altro: le fasce più deboli della popolazione (dal punto di vista dei diritti umani), l’ambiente, gli animali.
Dopo essermi informata tanto sul tema dell’alimentazione e della plastica, sapevo che la fast fashion era lì ad aspettarmi e che prima o poi avrei dovuto fare seriamente i conti con questo argomento.
In questo post voglio raccogliere qualche considerazione sul mio percorso personale e su tutto quello che abbiamo imparato e scoperto confrontandoci insieme sui social e in particolare sul mio profilo Instagram (@fedelefreaks).
Perché voglio ridurre il più possibile i miei acquisti fast fashion
Come forse saprete se mi seguite da tempo, il mio blog nasce nel 2010 proprio come fashion blog, orientato principalmente alla moda low cost e ai marchi di catena.
Quindi, come tutte le ventenni senza molte risorse ma con una grande passione per i vestiti, per anni ho comprato in modo più o meno compulsivo capi d’abbigliamento e accessori a basso prezzo che non sarei riuscita a indossare in una vita sola.
A un certo punto, qualcosa in questo meccanismo si è inceppato e ho iniziato a riflettere sempre di più sul senso di tutto ciò: sono sommersa di cose che non uso, che rappresentano sia uno spreco di soldi che di spazio, facendomi sentire impotente e soffocata di fronte alla mole di cose accumulate.
Quando infine, qualche mese fa ho aderito alla campagna #CAMBIAMODA per la sensibilizzazione sul tema dei danni causati dalla fast fashion, è stata la scusa perfetta per mettermi alla prova e approfondire il discorso una volta per tutte.
Ben presto mi sono resa conto del paradosso di un sistema di produzione che ha come modello di business solo la propria crescita e persegue l’obiettivo a costo di distruggere qualsiasi cosa le capiti a tiro: l’ambiente, gli animali e persino la vita delle persone che lavorano nei gradini più bassi della scala produttiva.
Comprare un capo con su scritto “made in Bangladesh/China/India/Pakistan” e così via, non è una scelta esotica, è una scelta che facciamo tutti e tutte a cuore fin troppo leggero, grazie a un sistema che ci è stato imposto per anni in modo acritico e una produzione tutt’altro che trasparente che nasconde bene cosa c’è al di là dei capi che indossiamo.
Per anni ho acquistato fast fashion e non voglio neanche dire con assoluta certezza che non ne comprerò mai più: quello che vorrei fare con questo post oggi, è semplicemente parlarne “ad alta voce”, condividere con quante più persone possibili questa nuova consapevolezza, nella speranza che una maggiore sensibilizzazione collettiva ci possa portare a fare scelte future migliori.
Come persone e come consumatrici abbiamo un potere ma anche una grande responsabilità e solo usandole bene entrambe potremo sperare di cambiare le cose!
Alternative sostenibili alla fast fashion
Forse vi starete chiedendo: ma se non compro fast fashion, allora cosa indosso?
Ci hanno fatto credere che la risposta a questa domanda non avesse alternative forse, o che solo chi ha molti soldi potesse permettersi veramente di sottrarsi ai meccanismi della moda low cost.
Niente di più sbagliato! Le alternative esistono e ci sono varie fasce di prezzo come per ogni cosa, bisogna solo trovare quella più adatta alle proprie tasche e in secondo luogo cambiare approccio al tema moda in generale.
Prima ancora di comprare meglio, infatti, è importante pensare di iniziare a comprare meno: ridurre gli sprechi, scegliere l’essenziale e vivere solo con ciò che ci serve davvero.
Vintage
Negli ultimi anni si parla sempre più di vintage e io che ne sono sempre stata un’appassionata non posso che esserne felice.
Con vintage si intende semplicemente abbigliamento appartenente a decadi passate: ad oggi anche la moda anni Novanta è a tutti gli effetti vintage!
Si possono trovare capi appartenenti a tutte le decadi del Novecento, quelle più quotate nei mercatini solitamente sono quelle che vanno dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta.
Forse vi starete chiedendo dove comprare vintage? Oggi, con internet, è molto più facile: ci sono siti e rivenditori online, profili social e app dedicate a questo scopo. Senza dimenticare mercatini e negozi specializzati.
Se siete di Roma, ne ho parlato in un articolo qui sul blog tutto dedicato allo shopping vintage e second hand.
Second Hand (abbigliamento usato)
Second hand, letteralmente “di seconda mano”, è l’abbigliamento usato.
In questa grande categoria potete trovare sia delle chicche di ottima qualità, che semplici capi dei nostri tempi, quindi anche tanti vestiti prodotti dalla fast fashion, che sono stati acquistati e rivenduti in attesa di una seconda vita.
Io sono una grande fan del second hand: oltre a comprarlo, vendo anche tantissimi dei capi che non indosso più (o talvolta che non ho mai usato…) in ottime condizioni che possono ancora svolgere perfettamente il proprio ruolo.
I vestiti non dovrebbero essere considerati degli oggetti usa-e-getta, perché l’impatto della loro produzione sul pianeta è enorme e dovremmo riconsiderare tutta la faccenda con maggiore attenzione.
Handmade
Handmade e artigianato sono due soluzioni fantastiche come alternativa alla fast fashion!
In questo modo possiamo anche supportare realtà di valore, avere dei capi unici e molto spesso su misura, che ci vestono veramente “a pennello” (per esempio, dai un’occhiata alla mia gonna su misura!).
A questo scopo vi consiglio anche di girare per mercatini e fiere dell’artigianato, dove si possono trovare tantissime realtà di valore.
Il passo successivo? Imparare a cucire e provare quanto è divertente e soddisfacente realizzare qualcosa di unico, che ci è costato tempo e fatica! :)
Marchi di moda sostenibile
Per finire, fortunatamente esistono anche dei marchi di moda sostenibile reperibili sia nei negozi fisici che online.
Trovarli è meno facile rispetto ai marchi di fast fashion, ma per fortuna meglio ultimi anni il tema si è affermato come prioritario e tante grandi aziende si stanno convertendo alla filosofia green, accanto a tante altre realtà che stanno nascendo.
In questo periodo sto raccogliendo idee e materiali e prossimamente ho intenzione di pubblicare una lista in continuo aggiornamento sui marchi di moda sostenibile a cui possiamo rivolgerci per i nostri acquisti.
3 cose da fare per conoscere meglio i problemi della fast fashion
Da dove iniziare se tutte queste tematiche vi sono ancora poco note e desiderate approfondire il tema della fast fashion vs. moda sostenibile?
Vedere il documentario “The true cost”
La prima cosa che vi consiglio di fare per partire con un’attività mediamente impegnativa, è la visione del documentario “The true cost” (Il vero costo) disponibile in digital download per pochi euro sul sito ufficiale truecostmovie.com.
Si tratta di una visione quasi scioccante ma necessaria, che risponde alla domanda “qual è il vero costo dei vestiti che indossiamo?”. Una doccia fredda che vi farà prendere coscienza di quello che succede realmente lontano dagli occhi dei clienti finali.
Leggere il libro “Siete pazzi a indossarlo”
In secondo luogo, c’è una lettura altrettanto interessante che fornisce una panoramica chiara e approfondita sul tema della fast fashion: si tratta del libro “Siete pazzi a indossarlo! Perché la moda a basso costo avvelena noi e il pianeta“.
Partendo dal proprio armadio, stipato di abiti poco o mai usati, o logori dopo due lavaggi, la giornalista Elizabeth L. Cline compie un’indagine mondiale – dalla Cina al Bangladesh all’Italia – sull’industria dell’abbigliamento a basso costo e sui pericoli e sulle conseguenze che l’accumularsi di moda non sostenibile ha sulla nostra salute, sull’economia e sull’ambiente.
E, non ultimo, sulla nostra salute mentale, dato che la rincorsa all’acquisto produce compulsività, insoddisfazione, stress e perdita di personalità e stile.
Iscrivervi alla newsletter di #CAMBIAMODA
Per finire, vi consiglio di iscrivervi alla newsletter di #CAMBIAMODA, un progetto di informazione e sensibilizzazione su tutti i problemi causati dalla fast fashion.
È proprio grazie a questo bellissimo progetto che ho avuto modo di informarmi sempre di più e condividere il mio percorso sui social con tutta la mia community.
Attraverso l’iscrizione alla newsletter si riceveranno tantissime informazioni utili e si rimarrà sempre aggiornate su eventi importanti e novità nel settore della lotta alla fast fashion.
In conclusione
Come vi ho detto spesso anche parlando del problema della plastica usa e getta, l’obiettivo non deve necessariamente essere la perfezione: sarebbe un mondo migliore se tutti facessimo la nostra piccola parte, cambiando abitudini nei limiti delle nostre possibilità.
Cercare di vivere in modo più sostenibile significa anche fare delle rinunce, ma il più delle volte si tratta solo di eliminare il superfluo e la nostra vita non subisce alcuno sconvolgimento!
Per quanto riguarda la moda, come abbiamo visto, nessuno ci sta chiedendo di rinunciare al nostro amore per i vestiti, anzi, probabilmente questo “amore” verrebbe ancora più valorizzato da delle scelte consapevoli.
Comprare di meno e meglio, scegliere la qualità anziché la quantità, ci porta a ridefinire il nostro stile e le nostre priorità, a pensare di cosa abbiamo veramente bisogno e porci delle domande importanti.
Per il bene nostro, degli altri, del pianeta e degli animali.