A marzo 2021 abbiamo letto insieme “Le divoratrici” di Lara Williams per il Freaks Book Club.
Un libro che avevo visto circolare molto nei mesi scorsi e che inevitabilmente aveva destato la mia attenzione. Poi a proporlo per il gruppo di lettura è stata una ragazza su Instagram, abbiamo votato ed eccoci qui a parlarne a fine lettura.
Il libro arriva con una fascetta molto eloquente e carica di aspettative: la storia ricorda il fight club in chiave femminista e la scrittura di Lara Williams evoca quella di Sally Rooney.
Mantenere queste due promesse non era semplice, l’autrice ci sarà riuscita? Vediamo come è andata!
ATTENZIONE, QUESTO POST CONTIENE SPOILER!
“Le divoratrici”: di cosa parla
«Cioè, in un certo senso è un club culinario» risposi. «Ma il punto non è soltanto il cibo. È il modo in cui affermiamo noi stesse in uno spazio. In diversi spazi. Il punto è rivendicarne di più.»
«E come fate?»
Indicai il mio piatto. «Be’» dissi. «Mangiamo. Mangiamo quanto vogliamo. Diventiamo più grandi. Occupiamo spazio con i nostri corpi, in un certo senso.»
[…]
«Ti ricordi quando ti ho raccontato che rovistiamo nei cassonetti? Si tratta sempre di esistere in spazi che la società ci proibisce, o di comportarci diversamente in spazi che si aspettano che noi siamo in un certo modo, che ci comportiamo in un altro modo… e se non volessimo essere così? Se non volessimo comportarci così? E se, in realtà, tutti gli spazi fossero restrittivi, tutto il mondo fosse progettato per inibirci, e anche solo esisterci volesse dire infrangere un tabù profondo? Cosa succede se smetti di rimpiccolirti costantemente, tutto il tempo, e invece ti ingrandisci? Forse, per trovare lo spazio necessario a ingrandirti, devi prendertelo.»
“Le divoratrici” è la storia di una fame che non va mai via. E di Roberta, che vive cercando di non occupare spazio. A quasi trent’anni è bloccata in un lavoro senza senso. Un giorno conosce Stevie, è libera e pericolosa. Diventano amiche, vanno a vivere insieme. Poi inventano il Supper Club. Un collettivo di donne stanche di sentirsi dire che devono parlare meno, mangiare meno, costare meno, essere meno. Ma più il club diventa popolare e sovversivo, più Roberta è costretta a riconciliarsi con la vulnerabilità del proprio corpo – e quel passato che ha lavorato così duramente per reprimere.
“Le divoratrici” è una storia che parla della fame di vivere. Un romanzo sul crescere e trovare il proprio posto nel mondo.
Questa la quarta di copertina del libro che descrive in poche, semplici righe, un universo letterario popolato di numerosi personaggi femminili che prendono vita in poco più di 300 pagine.
Una libro che, come anticipato, si presenta come il Fight Club femminista del XXI secolo, una storia completamente immersa in una contemporaneità in cui mi rispecchio in quanto donna e millennial: leggerlo è stato un po’ come sentirmi a casa, la stessa sensazione che provo leggendo i libri di Sally Rooney (e anche la seconda promessa è stata rispettata a mio avviso).
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Le risposte al questionario e le vostre considerazioni
Come era già successo per “La figlia unica”, anche questo romanzo ha riscosso un grande successo in termini di apprezzamento.
Alla domanda “Ti è piaciuto il libro di questo mese?” avete risposto in modo inequivocabile:
- 83,3% abbastanza
- 16,7% molto
Ok, forse non è stata la lettura che vi ha più entusiasmato in assoluto, ma mi sembra che questa maggioranza di “abbastanza” sia un ottimo risultato.
Ed ecco gli aspetti che vi sono piaciuti di più del libro:
- lo stile
- i temi affrontati
- la scorrevolezza della scrittura
- l’idea delle riunioni del club come opere d’arte
- l’approccio femminista
Mi è piaciuto molto il fatto che sia stato creato il Supper Club, l’idea iniziale di coinvolgere donne che volessero partecipare ed esprimere la propria libertà emotiva e culinaria.
Gli aspetti meno apprezzati invece sono stati:
- le scene disturbanti
- la passività della protagonista
- i piani temporali a tratti poco chiari
I temi affrontati in “Le divoratrici”
“Le divoratrici” è incredibilmente ricco di spunti e temi e siamo state tutte d’accordo nel definirlo il punto di forza del libro stesso.
Vi ho chiesto quali sono stati secondo voi i temi affrontati ed ecco le vostre risposte:
La fragilità che ogni donna vive tra l’essere ragazza e il diventare donna e quanto sia importante fare esperienze positive e incontrare persone “giuste” per costruire la propria autostima e la propria identità.
I temi principali ruotano tutti attorno alla figura della donna. Il libro tratta della difficoltà di trovare il proprio spazio all’interno della società, l’insoddisfazione perenne e l’impossibilità di “colmare” un vuoto sempre presente. Tratta temi come lo stupro e le relazioni tossiche. Tratta anche il tema dei traumi psicologici e tutto quello che ne consegue.
La rivendicazione del diritto delle donne a occupare spazio in senso letterale e metaforico: occupare spazio con i propri corpi, esprimere i propri bisogni, affermare se stesse e le proprie necessità.
In generale, quindi, ricapitolando ecco i temi che sono emersi dalla nostra analisi:
- ruolo della donna nella società
- affermazione della propria identità
- conquista del proprio posto/spazio nel mondo
- relazioni tossiche
- abusi sessuali
- traumi emotivi
- autolesionismo
- rapporto col cibo/disturbi alimentari
Le mie considerazioni personali
“Le divoratrici” di Lara Williams è un libro che mi è piaciuto molto. L’ho letto in un periodo in cui avevo un momento di blocco di lettura, per cui me lo sono portato dietro per tutto il mese di marzo, temendo addirittura di non riuscire a finirlo nei tempi che ci eravamo date per il nostro book club. E invece poi, in modo inaspettato, ho avuto una grande accelerazione sul finale e l’ho finito in tempo.
Il libro ha un ritmo un po’ variabile, a mio avviso la storia non ha sempre la stessa spinta e freschezza narrativa, in alcune pagine sembra incagliarsi un po’. Però se si riesce ad andare oltre questi momenti in cui succede poco o nulla, la storia riparte e si riesce a vedere tutto nel suo complesso.
Personalmente amo molto i romanzi lenti e dove succedono poche cose, in cui si dà più spazio alla psicologia e al vissuto interiore dei personaggi che alle azioni esterne. Questo libro è un po’ così e fondamentalmente quello che facciamo quando ci immergiamo in questa lettura è entrare nella vita di Roberta, la protagonista, e conoscerla meglio.
Le luci e le ombre della sua vita, il rapporto con la famiglia, la violenza subita, le relazioni tossiche in cui si è trascinata in un momento di vulnerabilità, ancora incapace di affermare se stessa come persona matura.
Quello che scopriamo sono le paure e i desideri di questa persona, un personaggio incredibilmente vero, umano, attuale. Potrei essere io o una mia amica, potrei ritrovarmi in tutte le le sue paranoie sul rapporto col cibo, con il corpo, con gli uomini, con i genitori, con il lavoro, con l’università, con gli amici.
Ho sottolineato molte frasi e fatto altrettante orecchie, segno che ho vissuto e amato il libro: sarà bello ogni tanto sfogliarlo alla ricerca dei dialoghi che mi hanno fatta emozionare, riflettere, confrontare con il mio vissuto relegato dal cervello in qualche angolo in cui non mi aspettavo di tornare.
Mi sono trovata a fare i conti con me stessa in più punti del romanzo, ripensando a quanto ancora oggi io fatichi ad affermare i miei desideri e i miei bisogni, verbalizzandoli e concedendo loro spazio:
C’è una cosa che ho capito del desiderio, ed è che non passa mai, non proprio. Però puoi ridimensionarlo; puoi piegarlo e metterlo accuratamente da parte. Avevo come la sensazione di stare portando in qualche angolo del mio petto, dritto dietro alla mia cassa toracica, un forziere d’oro massiccio pieno dei miei bisogni e desideri. Continuavo a sollevarne il coperchio per buttarcene dentro degli altri. Si riempiva sempre di più, ma c’era ancora spazio. Un po’ di spazio restava sempre.
— Le divoratrici
Leggendo “Le divoratrici” mi sono sentita a fasi alterne sporca, affamata, incompresa, consolata, arrabbiata, accolta. Un mix di emozioni che sono andate di pari passo con quelle di Roberta e alla fine, l’unica cosa che avrei voluto fare sarebbe stato abbracciarla.
Oppure, fare quello che il giovane Holden dice nell’omonimo romanzo di Salinger:
Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.
Se ti è piaciuto “Le divoratrici” leggi anche…
Il libro di questo mese mi è piaciuto molto e, non a caso, si inserisce in un genere che amo particolarmente: è una tipologia di libri che ricerco sempre, quelli di storie di persone normali che potrebbero quasi passare inosservate.
In questa normalità ritrovo me stessa, riconosco le dinamiche e i problemi della mia generazione, capisco meglio le persone e, perché no, mi sento anche meno incasinata e sola.
Insomma, leggendo “Le divoratrici” ho sentito un filo conduttore che si riuniva a tante altre letture fatte negli ultimi mesi, così ecco consigli di libri in cui ritroverete atmosfere e personaggi simili a quelli di Lara Williams.
“Persone normali” di Sally Rooney
La storia è quella di Marianne e Connell, due ragazzi normali e come tanti. Si parlano di tutto ma solo all’insaputa di tutti, si frugano i corpi e i sentimenti ma solo di nascosto, come pianeti dalle orbite imprevedibili si girano intorno, fra moti armonici e strazianti collisioni.
Una storia che racconta di una generazione, le relazioni dei trentenni di oggi in cui una cosa semplice come stare insieme viene complicata da mille dubbi e dalla paura della normalità.
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“Tempi eccitanti” di Naoise Dolan
Ava ha 22 anni, è irlandese, ma va a vivere a Hong Kong dove insegna inglese ai figli di famiglie benestanti in una scuola privata. Qui conosce Julian, un banchiere inglese di 28 anni e va a vivere con lui pur senza avere una relazione ufficiale; ma dopo qualche mese incontra Edith, originaria del posto, avvocata in erba e sua coetanea, e si innamora follemente di lei.
Ava dovrà imparare a conoscere prima di tutto se stessa e i modi in cui cambia in relazione alla persona che ha di fronte: un viaggio nella mente di una ragazza come tante alle prese con la scoperta di se stessa e della propria sessualità.
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“Gusci” di Livia Franchini
Ruth e Neil hanno una relazione da dieci anni, ma a un certo punto si lasciano: allora Ruth dovrà ripensare a tutta la sua vita da sola, riorganizzare i propri spazi, riprogrammare il tempo libero, le amicizie, la routine.
Un libro che è un bellissimo esercizio di stile e anche qui troviamo una storia di vite normali, immersa nella quotidianità e nella contemporaneità.