“Dio arriverà all’alba” è uno spettacolo di Antonio Nobili (attore, autore, regista, produttore e direttore dell’Accademia di recitazione Teatro Senza Tempo), che porta in scena un omaggio alla poetessa Alda Merini scomparsa dieci anni fa, con uno spaccato della sua quotidianità nella casa sui Navigli.
Accarezzami, amore,
ma come il sole
che tocca la dolce fronte della luna.
Non venirmi a molestare anche tu
con quelle sciocche ricerche
sulle tracce del divino.
Dio arriverà all’alba
se io sarò tra le tue braccia.
Dio arriverà all’alba: sinossi
Milano, siamo in una casa popolare sui Navigli: una casa vecchia, sporca, caotica, intrisa dell’odore di sigarette e con le crepe sul soffitto. Quello che prenderà vita al suo interno, però, sarà un salotto letterario improvvisato tra i drammi e le vicende della quotidianità.
È qui che vive Alda Merini, la poetessa protagonista di questo spettacolo e della vita intellettuale italiana del secondo dopoguerra. La narrazione prende le mosse da una semplice telefonata: un professore universitario, amico della Merini, la chiama per mandarle uno studente che sta svolgendo delle ricerche sulla poesia contemporanea e desidera intervistarla per raccogliere del materiale.
Inizialmente riluttante ad accogliere un estraneo in casa sua, infine accetterà di buon grado e aprirà il suo cuore e la sua anima al giovane Paolo in una serie di appuntamenti distribuiti in un arco temporale di soli quattro giorni: quattro giorni intensissimi, che cambieranno per sempre le vite dei personaggi coinvolti in questo incontro.
La poetessa donerà tutta se stessa alla causa del giovane studente, conducendolo alla scoperta delle sue emozioni più profonde e viscerali, fino ai limiti dell’abisso della pazzia. Infine, atterrita dall’idea stessa di condurre qualcun altro in quelle profondità dell’anima, deciderà di ritirarsi in se stessa e affrontare un ricovero per problemi alla schiena.
Una storia sofferta e straziante, questa messa in scena fatta di emozioni quasi primordiali, intensissime, toccanti. Alda Merini viene messa a nudo come donna e come poetessa, mostrando la grandezza del suo genio e i limiti della malattia al tempo stesso.
Alda, che aveva ormai rinunciato alla vita e all’amore, votata alla solitudine e all’ideale di poesia (l’unica cosa rimastale dopo i continui ricoveri, il fallimento delle sue relazioni e l’affido delle figlie). Una condizione che vive stoicamente, investita di una missione sofferta a cui tuttavia non può sottrarsi.
O poesia, non venirmi addosso,
sei come una montagna pesante,
mi schiacci come un moscerino;
poesia, non schiacciarmi,
l’insetto è alacre e insonne,
scalpita dentro la rete,
poesia, ho tanta paura,
non saltarmi addosso, ti prego.
All’interno del piccolo appartamento sui Navigli si incroceranno storie e amori, vita, passione, malattia e ricordi. Lo sguardo di Paolo è il filo conduttore di tutta la vicenda, ripercorsa in prima persona: la sua vita cambierà per sempre con questo incontro.
A bilanciare l’intensità emotiva dei dialoghi e delle situazioni che vedono Alda e Paolo come protagonisti in “Dio arriverà all’alba”, sono presenti anche personaggi più leggeri che mantengono viva la narrazione grazie all’ironia, in grado di strappare agli spettatori non poche risate: si tratta del dottor Gandini, del giovane Arnoldo Mondadori alle prese con un’edizione delle poesie della Merini e di Anna, domestica tuttofare della poetessa di cui Arnoldo si innamora.
A contatto con ciascuno di questi personaggi, Alda mostrerà una faccia e un diverso lato di sé: a tratti burbera e scontrosa, scurrile e senza peli sulla lingua; altre volte materna e bonaria, attenta e comprensiva; altre volte ancora sarà estremamente donna e autenticamente poetessa, sopraffatta dalle sue fragilità, ma libera e forte al tempo stesso.
A portare in luce i suoi pensieri più nascosti sarà poi in particolare il dialogo continuo con la sua Anima, nei panni di una bambina: personaggio che appare come una voce nella testa della poetessa, a mettere in dubbio le sue azioni e a ricordarle i desideri e i bisogni più profondi, tra cui quello di amare ed essere amata.
Dio arriverà all’alba: commento
“Dio arriverà all’alba” è spaccato vero, sofferto, poetico ed emozionate della vita di una dei più grandi poeti italiane del Novecento. Antonio Nobili riesce a parlare la stessa lingua della Merini e proprio per questo ce la dipinge a tinte nitide, rendendoci tutti spettatori silenziosi di quella quotidianità. L’autore riesce a padroneggiare e rielaborare la grande e complessa opera prodotta dalla Merini con un risultato delicato ed emozionate.
Accanto a lui, un plauso va anche all’interpretazione impeccabile di Antonella Petrone, in grado di incarnare alla perfezione fisicità ed espressività della poetessa milanese. Il tono della voce, il modo di pronunciare le parole, persino i modi di fumare e accendersi una sigaretta dopo l’altra: tutti dettagli che contribuiscono a creare un personaggio riuscitissimo.
Tutto intorno ai personaggi che si muovono sulla scena di “Dio arriverà all’alba”, troviamo poi una scenografia essenziale ma studiata nel dettaglio: il caos che Alda amava e ricercava, quasi fosse una condizione della sua stessa creatività; cicche di sigaretta e mozziconi ovunque, scritte e disegni sui muri, una radio, la tv a colori a cui tiene particolarmente. E poi uno specchio, quello in cui la poetessa cercava se stessa senza trovarsi mai, metafora del suo conflitto interiore che diventa esteriore attraverso i versi poetici.
Dio arriverà all’alba: scheda artistica
Testo e regia di Antonio Nobili
Aiuto regia Margherita Caravello
Con Antonella Petrone (Alda Merini), Daniel De Rossi/Davide Fasano (Arnoldo Mosca Mondadori), Valerio Villa (Paolo), Alberto Albertino/Armando Puccio (Dottor Gandini), Virginia Menendez (Anna) e Sharon Orlandini (la bambina)
Colonna Sonora originale di Paolo Marzo
Scenografia di Fabio Pesaro
Costumi di Virginia Menendez
Una produzione di Teatro Senza Tempo