Sono giorni e settimane e mesi che non mi fermo mai, e se dovessi descrivere quest’ultimo periodo con una sola parola sarebbe: frullatore. Un frullatore che gira velocissimo con me dentro, ancora tutta intera per fortuna, ma alquanto sballottata.
Il 2022 è iniziato in un modo, e non avrei mai scommesso su come poi sarebbe andato a finire, nel bene e nel male. Se ripenso all’immobilità dei due anni di pandemia, sto ancora cercando di capire come io sia arrivata a questo punto. E se ripenso al 2019, andando ulteriormente indietro, mi sembra una vita ancora più distante dalla me di oggi.
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Guardo a questi 12 mesi appena trascorsi senza giudizio, ma con grande consapevolezza. Con questo non voglio dire che sia stato un brutto anno, al contrario. Solo che, in alcune sue parti, soprattutto sul finale, mi ha un po’ travolta e a volte ho perso la visione d’insieme.
Soprattutto mi sto interrogando molto e a lungo sul concetto di “obiettivi” e su quali siano i miei, non pretendo di dire nella vita, ma quantomeno sarebbe utile averne un’idea a medio termine. Quando tutti intorno a te sembrano averli chiarissimi, è facile sentirsi un po’ da meno.
L’età adulta sembra essere arrivata tutta insieme all’improvviso, con grandi decisioni da prendere e qualche difficoltà nel doverlo fare da sola, che spesso è il prezzo da pagare per l’indipendenza che tanto amo. E forse qualche obiettivo già si delinea, libertà e indipendenza sono sempre state due parole che amo particolarmente e che perseguo in tutto ciò che faccio.
Sono anche le due cose contro cui sbatto più la testa, l’odio delle regole, dei condizionamenti, delle responsabilità e delle aspettative che gli altri hanno su di me. Reggere il peso di tutto a volte è dura e allora ribalto il tavolo e scappo via, oppure mi ci nascondo sotto se non ho voglia di dare spiegazioni. Eppure sto imparando a rimanere.
Quest’anno sono stata spesso faccia a faccia con me stessa, ma molte altre volte mi sono persa di vista, dentro a quel frullatore di cui parlavo all’inizio. Ed è questa la cosa che più mi ha spiazzata: non avere il tempo per vedermi.
Sono stata abituata, soprattutto dagli ultimi due anni, ad avere molto tempo per me, in certi momenti anche troppo. E poi, all’improvviso, mi sono ritrovata a non averne più, a gestire carichi di lavoro e di stress incredibili senza valvole di sfogo, senza potermi o volermi ascoltare, perché se l’avessi fatto veramente avrei dovuto accettare molte cose che stanno sfuggendo al mio controllo.
E allora ritorniamo al discorso degli obiettivi, il segreto è tutto lì. Il 2023 dovrà necessariamente essere un anno di maggiore focus, perché stare nel frullatore per un po’ può essere utile, serve a cambiare punto di vista e a sentirsi vivi, ma poi non va più bene.
Si rallenta gradualmente oppure con uno strappo brusco, anche se poi si continua ad avvertire la sensazione di girare da fermi. In questo momento ho la sensazione di essere ancora lontana dal potermi fermare, ma penso che necessariamente nei prossimi mesi dovrò affrontare la questione e scendere a patti con me stessa.
D’altronde girare ad alta velocità crea dipendenza e assuefazione, può persino sembrare che non ci siano alternative, ma si rinuncia a molte cose per mantenere certi ritmi. E a un certo punto ci si rende conto di quello che si perde. Sta a noi – lo so, sta a me – decidere se ne vale la pena oppure no.
Io non so come andrà questo 2023, ma so alcune cose che non vorrei portare in questo nuovo anno e altre che invece vorrei costruire e rendere reali. E poi vorrei del tempo, che non mi pioverà dal cielo come per magia, ma che dovrò sforzarmi di trovare e difendere come mio spazio.
Quest’anno più che mai ho capito che la creatività nasce dagli spazi vuoti, non da quelli saturi; che una mente piena genera routine, non nuovi percorsi. E che, una volta che si è focalizzati sugli obiettivi, tutto il resto viene da sé. È un grande lavoro ed è appena iniziato, ma sono curiosa di vedere come si evolverà nei prossimi mesi.
Questo è il mio buon proposito per il 2023 e io sono pronta.