Qualche giorno fa ho avuto il piacere di visitare “LUCIO DALLA – Anche se il tempo passa”, una mostra-evento ospitata dal Museo dell’Ara Pacis fino al 6 gennaio 2023.
Questo appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati del cantautore bolognese, arriva a dieci anni dalla sua scomparsa, per ripercorrerne la vita e le opere.
Attraverso le sezioni in cui si articola la mostra (Famiglia-Infanzia-Amicizie-Inizi musicali, Dalla si racconta, Il clarinetto, Il museo Lucio Dalla, la sua musica, il cinema, il teatro, la televisione, Universo Dalla, Dalla e Roversi, Dalla e Roma) viene esplorato il genio umano e musicale di Lucio Dalla, bambino precoce che fin dalla più tenera età aveva dimostrato un forte bisogno comunicativo, che si espliciterà poi negli anni attraverso la scoperta della recitazione e della musica.
Un’esperienza immersiva, che conduce il visitatore a spasso tra pagine di storia della musica italiana, con oggetti di scena che convivono accanto ad altri di vita quotidiana. Abiti, cappelli, occhiali, quadri, strumenti musicali, libri, tante foto e anche una interessante selezione di video.
La mostra, inaugurata a Bologna, dopo Roma proseguirà nel 2023 arrivando a Napoli, Pesaro, Milano e successivamente all’estero.
Lucio Dalla e il suo rapporto con Roma
Una delle sezioni sicuramente più interessanti, soprattutto per i visitatori romani, è quella che celebra il rapporto del cantautore con l’Urbe: una passionale corrispondenza d’amore, anni memorabili per il cantautore, celebrati nella canzone “La sera dei miracoli”.
“Mi stupisco sempre più del rapporto che c’è tra me e Roma. Una città unica al mondo, un palcoscenico straordinario che unisce tutte le classi sociali, in cui non c’è contrasto, c’è voglia di stare insieme” – aveva dichiarato l’artista.
Roma diventa anche il luogo di incontri importanti che segnarono la vita di Dalla, da Federico Fellini a Andy Warhol a Carlo Verdone. Momenti da cui nasceranno ispirazioni o veri e propri sodalizi creativi.
Tra storia della musica e storia personale
Lucio Dalla è stato uno dei cantatori italiani più amati di sempre, molto apprezzato e ascoltato anche all’estero. Ricostruirne la storia attraverso una mostra non era una sfida semplice, ma si è cercato di farlo nel modo più accurato possibile.
Molti dei materiali sono esposti per la prima volta e sono frutto di una lunga ricerca. Quello che ne emerge è la figura di un uomo eclettico, poliedrico e creativo. Non solo musicista, ma anche attore, scrittore, regista teatrale, amante dello sport e, in generale, appassionato della vita.
La sua necessità comunicativa era dirompente e si nutriva di tutte queste sue passioni, riuscendo ad arrivare a milioni di persone e in modo trasversale a generazioni diverse, per quanto rifletta soprattutto lo spaccato storico dell’Italia degli anni Sessanta e sia diventato simbolo della sua Bologna.