È passata da poco mezzanotte, sono al computer a buttare giù qualche riga e mi chiedo perché ho rimandato fino all’ultimo (come sempre) la scrittura di questo post che volevo pubblicare in occasione del mio compleanno.
D’altronde, come dice chi mi conosce, sotto pressione lavoro meglio. Ho appena compiuto trent’anni, che poi sono uguale identica a prima, ma questo è un altro discorso, c’era da aspettarselo.
Però, e posso dirlo in tutta onestà, non sono la stessa di qualche mese fa: il regalo più bello che mi concedo per questi trent’anni, è quello di dare una possibilità a me stessa laddove non l’ho mai fatto.
I trent’anni sono una fase della vita strana, intendo anche gli anni subito prima e probabilmente quelli subito dopo, dove senti che in un certo senso devi lasciar andare alcune cose e alcune parti di te per fare spazio ad altre, nuove esperienza, qualche responsabilità in più e persino alla cosiddetta “maturità”.
Questa maturità però, questo crescere, io lo voglio misurare in consapevolezza, quella che ho di me stessa e del mondo che mi circonda. E vi assicuro che non è affatto facile, né indolore, né privo di sforzo. È qualcosa che ha a che fare con l’andare a fondo, scendere in profondità, arrivare alla radici e poi, piano piano, risalire.
Sento che questo è il momento giusto di farlo, affrontare me stessa, tutto quello che non è andato bene finora, curare quelle radici annaffiate con qualche lacrima di troppo, sfrondare un po’ di paure inutili, lasciare spazio alle nuove foglie per germogliare e crescere.
Con la speranza, alla fine, di vedermi e di piacermi davvero, e stare bene, ed essere felice. Ho scritto una poesia qualche giorno fa, perché una cosa bella dell’ultimo periodo è anche questa: mi sento molto più a contatto con me stessa e sto trovando nuove forme di esprimere quello che provo. La poesia fa così:
Ho sognato che
tra le mie crepe
crescevano alberi dalle chiome rigogliose
di sedermi alla loro ombra
e finalmente trovare riposo
Condividerla mi mette molto a nudo, ma dopo 10 anni su questo blog sento che buttare il cuore su uno schermo è terapeutico e questo è tutto sommato uno spazio sicuro, in cui posso essere me stessa.
Chissà se c’è ancora qualcuno che usa i blog per fare queste cose, e questo è il genere di frase che mi riporta coi piedi per terra e mi fa ricordare che ora ho trent’anni.
Ritorniamo al punto di partenza quindi. Ho messo insieme un po’ di foto di una bella giornata trascorsa qualche settimana fa in compagnia di due dei miei più cari amici e della loro bambina che, indovinate un po’, mi chiama zia. Proprio il genere di cose che ti fanno diventare stupida d’amore.
Ecco, è così che voglio trascorrere il mio compleanno, la mia vita e tutti i giorni a venire: con le cose semplici che mi fanno stare bene. E lo auguro anche a voi che mi leggete.
Federica
Si lasciano ancora i commenti sul blog?
Fede mi sono commossa un po’ leggendo il tuo post, nemmeno fossi stata io a scriverlo, nemmeno fossi io la protagonista di queste righe. Però forse un po’ si, perché quando vuoi bene a qualcuno diventa parte di te e quindi gioie e dolori diventano inevitabilmente anche le tue gioie ed i tuoi dolori. Vorrei vederti e saperti sempre felice, ma onestamente parlando le tue crêpe (il telefono mi cambia le parole come meglio crede) crepe sono state preziose perché chi ti guarda oggi può solo che ammirare una donna splendida. Consapevole e più forte di quanto crede. Buon compleanno ❤️
Ps. Bellissima la poesia