By Published On: 04/03/2021Categories: LibriTags: ,
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Il 04 marzo esce in Italia per Tre60 “Home body”, la terza raccolta poetica di Rupi Kaur.

Ho avuto modo di leggere il libro in anteprima e ho recuperato anche le sue due raccolte precedenti (milk and honey e the sun and her flowers) e in questo post vi parlerò sia dell’autrice che delle sue poesie.

Se non la conoscete già, spero che possa essere un post interessante per scoprire qualcosa in più su di lei e sulla sua opera!

Chi è Rupi Kaur

Forse l’avrete sentita nominare da qualche amica o avrete letto il suo nome citato un po’ ovunque su Instagram, ma chi è Rupi Kaur?

Rupi Kaur è nata 4 ottobre 1992 ed è una poetessa, scrittrice e illustratrice canadese di origine indiana. Si trasferì in Canada con i genitori da bambina, dove vive tuttora.

Nel 2014 ha autopubblicato il suo libro di debutto, una raccolta di poesie dal titolo milk and honey, diventato subito un grandissimo caso letterario, che ad oggi ha venduto diversi milioni di copie in tutto il mondo, è stato più di 100 settimane consecutive nella classifica dei best seller del New York Times ed è stato tradotto in oltre 40 Paesi.

Interessante come introduzione, non credete? Che la si ami o la si odi, Rupi Kaur è sicuramente un fenomeno contemporaneo da conoscere e nei prossimi paragrafi proveremo a entrare un po’ più all’interno della sua opera.

Poesia e social: pregi e difetti dell’Insta-poetry

Esiste un fenomeno online che viene chiamato Insta-poetry e prima di lui c’era la Tumblr-poetry. Chi come è me è cresciuta negli anni dei primissimi blog e delle “foto artistiche”, si ricorda perfettamente dell’atmosfera tardo-adolescenziale di Tumblr e del tipo di contenuti che vi si trovavano.

Quel fenomeno ha influenzato un’intera generazione nei modi e nelle forme d’espressione, e allo stesso modo ha fatto e continuano a fare oggi Instagram e i social in generale.


Non stupisce che ne nascano anche nuove contaminazioni letterarie, tra classico e contemporaneo, tra cultura alta e cultura pop.

Rupi Kaur si inserisce proprio in questo fenomeno, ne è la perfetta rappresentante e forse anche colei che ha contribuito alla sua diffusione nel mondo anglosassone (per rifarci a esempi nostrani: un po’ Guido Catalano e un po’ Gio Evan, ma in chiave femminile e femminista).

Ve lo dico subito così evitiamo di girarci troppo intorno: a me piace quello che fa e penso anche che lo faccia bene. I contenuti di questa autrice funzionano, arrivano a milioni di persone in oltre 40 lingue diverse e, al di là di tutte le ragioni commerciali, un motivo ci sarà.

Ho sempre creduto che tempi nuovi necessitino di nuovi interpreti, e di conseguenza che nel 2021 la poesia intesa in senso leopardiano (ho letto e studiato tutta la sua opera e l’ho amato moltissimo, non fraintendetemi), non sia più una forma adatta a descrivere la realtà in cui viviamo.

La contemporaneità esige nuove forme d’espressione, una diversa modalità di fruizione (sui telefoni più che sui libri), una rapidità di messaggi e una viralità dei contenuti. L’insta-poetry è esattamente questo.

Contenuti per lo più brevi, messaggi concisi, frasi a effetto per lanciare un messaggio che resti impresso, rapidi stimoli che aprano altri link e connessioni. Questo è il web, questi sono i social.

Questa brevissima panoramica spiega in che contesto si inserisce Rupi Kaur e la sua opera, nel bene e nel male.

I suoi detrattori dicono di lei che non scrive vera poesia, che mettere insieme frasi colloquiali andando a capo di tanto in tanto non basta a dare vita a un testo poetico. I suoi fan la amano perché riesce a scrivere dei versi semplici e facilmente comprensibili, in cui è facile immedesimarsi perché esprimono un sentire condiviso.

Io credo che sia importante tenere ben presenti entrambi i punti di vista, dopodiché lasciarli da una parte e iniziare a leggere i testi per farsi un’idea propria!

Pronte? Dopo tutte queste premesse, finalmente nei prossimi paragrafi parliamo delle sue raccolte di poesia.


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Tutte le poesie in italiano di Rupi Kaur

In Italia le poesie di Rupi Kaur sono pubblicate dalla casa editrice Tre60 e tradotte da Alessandro Storti. I suoi libri si possono acquistare in tutte le librerie o nei principali bookstore online.

Se volete un confronto con il testo inglese originale, sul profilo Instagram da oltre 4 milioni di follower di Rupi Kaur (@rupikaur_) troverete la maggior parte delle sue poesie pubblicate sotto forma di post, con le relative illustrazioni.

Un aspetto fondamentale delle sue raccolte poetiche, infatti, sono proprio le illustrazioni, che accompagnano gran parte dei componimenti. Si tratta di disegni semplici e fatti a mano dall’autrice stessa, con un tratto stilizzato a volte più elaborato, a volte meno.

Rupi Kaur: i temi trattati e le tre raccolte

Per quanto riguarda i temi trattati, spaziano abbastanza ma il tratto d’unione è la femminilità e il corpo di donna, un elemento che ritorna e dà in un certo senso il titolo alla terza raccolta (Home body. Il mio corpo è la mia casa), divenendo centrale fin dalla copertina.

Ed è proprio questo che rende così semplice immedesimarsi nella sua poesia in fondo: essere nata in un corpo di donna ci pone immediatamente in una condizione esistenziale comune.

Su quello si innestano poi tutte le altre tematiche: il femminismo, la sessualità, le relazioni, le radici, l’identità, la famiglia, le esperienze traumatiche, l’ansia e la depressione, il cambiamento, la guarigione, l’immigrazione, lo stupro e la violenza di genere, l’ambientalismo, persino il capitalismo.

Se le prime due raccolte sono più intime e legate ad esperienze personali, con la terza l’autrice fa un tentativo di affrontare anche tematiche più universali e impegnate dal punto di vista politico proprio in relazione all’ambiente, al lavoro, alla condizione degli immigrati di prima generazione, allo sfruttamento imposto dal capitalismo a tutti i livelli.

Una grande varietà di argomenti che si impara a riconoscere e mettere in relazione tra loro percorrendo le tre raccolte, poesia dopo poesia.

Milk and honey: la prima raccolta

Sono partita da questa raccolta per approcciarmi all’opera di Rupi Kaur ed è rimasta la mia preferita anche dopo aver letto le successive.


Le sensazioni che suscita sono alterne, ci si muove tra frasi di una riga, componenti più complessi e flussi di coscienza in prosa. Un mix di forme interessanti che movimenta la raccolta e mostra diverse sfaccettature dell’autrice.

I temi prevalenti, oltre a quello della femminilità, sono il femminismo, le relazioni, la presa di coscienza del proprio potere in quanto donna (empowerment).

Il sottotitolo “Parole d’amore, di dolore, di perdita e di rinascita” riassume il movimento delle poesie che compiono un percorso di guarigione e rinascita dalle ferite del passato.

Vengono descritte relazioni tossiche, stupri e molestie subite dall’autrice da bambina: i temi sono forti, affrontati in modo molto diretto e con un linguaggio semplice e chiaro. Tra la semplicità delle parole, spicca la potenza di alcune immagini poetiche, metafore e immagini evocative.

resta forte durante il dolore
fanne un’aiuola di fiori
tu hai aiutato me
a fare un’aiuola del mio perciò
sboccia in bellezza
pericolosamente
ad alta voce
sboccia piano
o in qualunque altro modo
ma sboccia

– a chi legge

Non tutti i componimenti sono a allo stesso livello, ma credo che all’interno di “milk and honey” ci siano delle poesie molto belle e in grado di regalare delle emozioni a chi legge (ovviamente è un giudizio soggettivo, ma milioni di persone concordano in questa esperienza).

La sensazione più forte che rimane a fine lettura, a mio avviso, è l’empowerment: è come iniettarsi una buona dose di motivazione, fiducia in se stesse e amor proprio. Insomma, male non fa!

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The sun and her flowers: la seconda raccolta

La seconda raccolta, che in italiano riporta il sottotitolo “il sole e i suoi fiori”, è uscita nel 2017 e ha fatto seguito al grande successo della prima.

Più corposa già nel numero di pagine, qui Rupi Kaur affronta con maggiore consapevolezza il suo impegno e temi come l’immigrazione e il razzismo.


Emigrata dall’India in Canada da bambina, si trova qui a confrontarsi con le sue radici, la comunità d’origine, l’inglese come seconda lingua.

Molto toccanti sono i componimenti in cui dialoga con la madre o con il padre, riconosce e rivive i loro sacrifici affinché lei crescesse come una donna libera e istruita in un Paese straniero.

Accanto a componimenti di forma breve o brevissima e qualche incursione della prosa come flusso di coscienza, compaiono delle poesie più strutturate con una forma più canonica, per così dire.

È il caso di “casa”, che racconta l’esperienza di uno stupro, e “l’arte di crescere”, che parla dell’accettazione del proprio copro in evoluzione durante l’adolescenza.

[…]
quando ti sei introdotto nella mia casa
non l’ho più sentita mia
non riesco a far entrare neppure un amante senza avere la nausea
perdo il sonno dopo il primo appuntamento
perdo l’appetito
divento più ossa e meno pelle
dimentico di respirare
ogni notte la mia camera diventa un manicomio
dove gli attacchi di panico trasformano gli uomini
in medici che mi tengano buona
tutti gli amanti che mi toccano – mi sembrano te
le loro dita – te
la bocca – te
finché non sono più loro
a stare su di me – sei tu
e io sono talmente stanca
di fare a modo tuo
– così non va
ho passato anni a cercare di capire
come avrei potuto fermarti
ma il sole non può fermare la tempesta
l’albero non può fermare la scure
non posso più incolparmi di avere in petto
un buco della taglia del tuo membro
pesa troppo la tua colpa – adesso la metto giù
sono stanca di arredare questa casa con la tua vergogna
come se appartenesse a me
è troppo ingombrante da portare con me
ciò che hanno fatto le tue mani
se non sono le mie ad averlo fatto
[…]

Qui abbiamo un titolo, delle strofe, un uso più consapevole della scrittura e delle figure retoriche. Le ho apprezzate molto perché dimostrano anche che la scelta di scrivere dei componimenti brevi e di facile fruizione non escluda il saper scrivere anche una poesia più complessa e canonica. E l’una non toglie valore all’altra.

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Home body: la terza raccolta

La terza raccolta, che si intitola “home body” è sottotitolata “il mio corpo è la mia casa” ed esce in Italia il 04 marzo (per Tre60, come gli altri due).

Come anticipavo già prima, questa terza raccolta compie un ulteriore passo in avanti nell’impegno dell’autrice su tematiche più politiche e sociali che si sganciano anche un po’ dalla questione del corpo femminile.

Al suo interno troviamo quattro sezioni, mente/cuore/riposo/veglia, dove il concetto di casa assume vari ruoli in senso fisico e metaforico. Casa è innanzitutto corpo, ma poi è anche mente e infine il Pianeta su cui viviamo, con tutto ciò che comporta.

Si parla di lavoro, di ansia da produttività, dei ritmi imposti dal capitalismo, dello sfruttamento economico delle fasce più deboli della società, di inquinamento.


[…]
mentre lo ascolto
l’unica cosa che riesco a pensare è che
nessuno dovrebbe essere costretto
ad ammazzarsi di lavoro
cado a pezzi ogni volta che ho notizia
di una persona che sgobba
per meno di ciò che vale
come facciamo a dormire la notte
sapendo di tenere in piedi sistemi che
trattano le fondamenta della nostra società
come cittadini di serie b
cioè proprio quelli che
tengono in moto gli ingranaggi di questo mondo

[…]

Non mancano ovviamente temi come amore, relazioni e sessualità, ansia, depressione e guarigione che riprendono il discorso delle raccolte precedenti.

Nel complesso, questo libro segna un tassello in più nella maturazione e nell’impegno dell’autrice su tematiche nuove e sempre più inclusive.

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Conclusioni

Rupi Kaur è un fenomeno della contemporaneità: per questo credo che, al di là dei propri gusti, sia importante conoscerla, sapere quantomeno chi è e cosa fa.

La sua poesia così semplice e immediata abbatte l’aura sacra che circonda da sempre questo genere letterario; al contrario, sfrutta i linguaggi dei social per diventare virale, pop, commerciale e arrivare in modo diretto a milioni di persone in tutto il mondo.

I significati sono quasi sempre evidenti, non c’è ermetismo nella sua poesia, ma al contrario c’è un’esplorazione cristallina delle sensazioni e dei temi a lei cari: come abbiamo visto la femminilità, l’amore, la presa di coscienza, il rapporto con i genitori, lo stupro, il razzismo e così via.

In altre parole, la poesia si sporca le mani con la concretezza e la quotidianità, e lo fa attraverso la lingua, lo stile e le immagini scelte.

È una poesia che arriva e fa il suo dovere, sovvertendo le regole e i meccanismi della tradizione, crea nuove possibilità di espressione per tutt* e uno spazio finalmente più inclusivo: una rivoluzione gentile a cui prendere parte.

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Ciao, sono Federica! Ho 32 anni, vivo vicino Roma, sono laureata in Editoria e Scrittura e sono una Blogger e Content Creator.

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