A febbraio abbiamo letto insieme “La figlia unica” di Guadalupe Nettel per il Freaks Book Club.
Il libro, uscito a settembre 2020, ha riscosso subito un grande successo di pubblico e critica, sia per l’attualità dei temi trattati che la capacità dell’autrice di affrontare temi complessi con una scrittura semplice e scorrevole, profonda e delicata al tempo stesso.
Io non vedevo l’ora di leggerlo insieme a voi e in questo post come sempre raccoglierò tutte le nostre considerazioni finali sul libro.
ATTENZIONE, QUESTO POST CONTIENE SPOILER!
“La figlia unica”: di cosa parla
Per più di sei mesi Alina ha fatto tutto il possibile per rimanere incinta. Si è rivolta a dottori e a cliniche specializzate senza perdere le speranze. Sottoposto a forti dosi di ormoni, il suo corpo aumentava e diminuiva di peso, e i suoi stati d’animo sembravano reduci da una centrifuga. Mentre accadeva tutto questo, io non potevo fare a meno di ricordare i versi di Jetsun Milarepa sull’atteggiamento degli esseri umani: “cercando di essere felici si buttano a capofitto nella propria sofferenza”.
Come si evince da queste poche righe, “La figlia unica” è un romanzo sulla maternità: una maternità dolorosa, ricercata e sofferta, che condurrà le nostre protagoniste su sentieri inaspettati.
Le protagoniste della storia sono tutte donne, molto diverse tra loro, ma accomunate da questo grande tema che le porta a confrontarsi con diverse forme di cura e di amore.
Al centro della vicenda ci sono Laura e Alina, che si sono conosciute a Parigi quando avevano vent’anni. Entrambe femministe, da ragazze rifiutano la maternità come obbligo sociale e tappa fissa nella vita di una donna.
Ora però sono entrambe tornate in Messico, dove Laura ha affittato un piccolo appartamento e sta finendo la tesi di dottorato. Sarà lei la voce narrante che ci accompagnerà per tutta la vicenda.
Negli anni, Laura è rimasta fedele al suo rifiuto di procreare, al punto che decide di farsi chiudere le tube. Alina invece ha incontrato Aurelio e, dopo numerosi tentativi di procreazione e cure ormonali, è finalmente rimasta incinta.
Tutto sembra andare per il meglio fino a quando un’ecografia rivela che la bambina ha una malformazione e probabilmente non sopravvivrà al parto. Inizia così per Alina e Aurelio un doloroso e inatteso processo di accettazione.
Ma ne “La figlia unica” ci sono anche altre donne: c’è Doris, vicina di casa di Laura, madre sola di un figlio adorabile ma impossibile da gestire; c’è Marlene, la bambinaia di Alina e Aurelio che non può avere figli e dedica la sua vita ad accudire quelli degli altri; c’è la madre di Laura, che in età adulta scopre il femminismo e compie un percorso di scoperta di sé; c’è Inés, che non ha voce perché troppo piccola, ma incarna il tema della disabilità e delle diverse forme di amore possibile; e poi ci sono altre donne ancora, come Monica e la dottoressa di Inés che seguono e accompagnano il percorso di Alina con ruoli diversi e fondamentali.
Scritto con una semplicità solo apparente, “La figlia unica” è una storia di donne, dei legami d’amore e d’amicizia che intessono mentre si confrontano con le differenti forme che la famiglia può assumere al giorno d’oggi.
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Le risposte al questionario e le vostre considerazioni
Iniziamo col dire che questo libro è stato quello più amato finora tra le proposte del Freaks Book Club e di questo ne sono molto felice.
Nessun voto negativo stavolta, alla domanda “Ti è piaciuto il libro di questo mese?” avete espresso il vostro gradimento nel seguente modo:
- 50% abbastanza
- 50% molto
Un grande successo dunque, che ci ha trovate tutte d’accordo nell’amare questo libro.
Ecco alcuni degli aspetti che vi sono piaciuti di più del libro:
- lo stile diretto, fluido e veloce
- i temi affrontati (in particolare il macro-tema della maternità)
- i dialoghi
- l’intimità del racconto
- i personaggi, che mettono in luce sfaccettature diverse dello stesso tema
Mi è piaciuto come l’autrice ha affrontato il tema della crescita personale delle due protagoniste principali, Laura e Alina. In Laura si sviluppa l’empatia nei confronti degli altri personaggi, man mano che si snoda la storia. Alina, attraverso l’angoscia e il dolore, scopre la sua forza e la sua capacità di essere madre.
Mi sono piaciuti i temi affrontati, ovvero la maternità e le sue sfaccettature e l’amicizia tra due donne apparentemente diverse ma molto simili tra loro. Oltre ad i temi affrontati mi è piaciuto anche lo stile con cui l’autrice li ha affrontati, uno stile molto delicato, pacato, quasi materno ma allo stesso tempo scorrevole.
Gli aspetti che vi sono piaciuti di meno del libro invece sono stati:
- la narrazione molto frammentata, dovuta ai capitoli molto brevi, che alcune di voi hanno trovato un po’ “slegati” tra loro
- la trama un po’ scontata in alcuni punti
- il finale precipitoso
- alcuni personaggi poco approfonditi
Onestamente trovo difficile individuare cosa mi è piaciuto di meno del libro, forse avrei preferito conoscere più a fondo i personaggi per capire meglio i loro comportamenti durante la narrazione.
Unica critica per me l’estrema brevità dei capitoli, che a mio parere frammenta un po’ l’andamento della storia
I temi affrontati ne “La figlia unica”
Come dicevamo sopra, il grande tema protagonista de “La figlia unica” è senza dubbio la maternità, ma al suo interno si sviluppano sottotrame e percorsi narrativi collaterali che rendono il romanzo davvero ricchissimo di spunti.
Vi ho chiesto quali sono stati secondo voi i temi affrontati ed ecco alcune delle vostre risposte (grandi ragazze, sono contenta di vedere che questo libro vi ha coinvolte così tanto e siete andate molto a fondo!):
In primis la maternità, tema delicatissimo da sempre ma sopratutto al giorno d’oggi, in una società che vede realizzata la donna solamente se madre, ed è questo il caso di Laura che comunque trova il suo modo per esserlo e per avvicinarsi al Mondo della Maternità accudendo il vicino Nicolas e Doris, riavvicinandosi alla madre e sostenendo l’amica Alina. Maternità intesa anche come Forza, questo è il caso di Alina, fin dal primo istante in cui sa di diventare madre è anche consapevole che sua figlia non ce la farà. Alina si trova quindi in un limbo, da una parte l’amore naturale che prova per sua figlia e dall’altra la consapevolezza che vivrà in uno stato vegetativo. L’altro tema importante è l’amicizia ed il rapporto tra donne, la solidarietà con cui si sostengono in momenti difficili come quelli narrati, facendolo in modo così naturale e sensibile, forse proprio per la nostra innata maternità?
I temi principali sono due: rapporto della donna con la maternità e le aspettative sociali sul ruolo della donna. Ho trovato che la scrittrice abbia affrontato i temi in modo un po’ diverso e nuovo. Sono due temi di cui si sente parlare spesso e da diversi punti di vista, trovo che lei li abbia affrontati sotto una nuova prospettiva.
Le diverse “forme” di maternità e l’amicizia e il femminismo fa anche un po’ da sfondo. Mi piace molto che l’autrice tratti questi temi liberandoli dai soliti stereotipi.
Mi è piaciuto molto il concetto di nido, di cura e di genitorialita più ampia del senso comune.
Che altro aggiungere alla vostra già approfondita analisi?
Maternità, amicizia tra donne, forme della famiglia, sessualità, femminismo, c’è davvero tanta carne al fuoco e a mio avviso Guadalupe Nettel riesce a gestire tutto l’impanio narrativo in modo perfetto, con una struttura semplice e mai banale, e soprattutto senza stereotipi e pregiudizi.
Un tema ulteriore che mi sentirei di segnalare è quello della disabilità, incarnata da Inés. Una sorta di tabù che qui viene disvelato in tutta la sua crudezza, nei dettagli della quotidianità e nella sua normalità. Un contributo prezioso per parlare di certi temi e normalizzarli, farli uscire dalle quattro mura di casa in cui spesso “si nascondono” come un vero e proprio stigma sociale.
Le mie considerazioni personali
Appena finita la lettura di questo libro – che ho divorato in pochi giorni – ho sentito il bisogno di buttare giù qualche riga sulle sue numerose personagge, per avere una visione chiara e d’insieme del lavoro fatto dall’autrice nel dare voce a così tante donne diverse.
Ma oltre a parlare di questo, voglio condividere e sottolineare l’immagine più potente che lavora in sottofondo per tutto il libro: il nido di piccioni sul balcone di Laura.
Una metafora che lega e accompagna tutto il romanzo, così semplice e potente da diventare un simbolo essa stessa. L’idea di una genitorialità istintiva e selvaggia, del prendersi cura anche di figli “sbagliati” o “diversi” (la fine del libro ci svela la verità sorprendente sul pulcino accudito dai due piccioni, giusto?) è potentissima, tenera e concreta.
Come già detto sopra, inoltre, anche il tema della disabilità emerge come centrale, con un effetto catartico di normalizzazione, un lavoro prezioso per smantellare un tabù e mettere in luce tutte le emozioni contrastanti che accompagnano i genitori nella scoperta della disabilità di un figlio.
“La figlia unica” è un libro femminista e lo è perché affronta temi legati alla femminilità senza fronzoli, fa critica e analisi della società e della contemporaneità, parla di oppressione, sessualità, maternità, sorellanza, accettazione, inclusività.
Anche nel bellissimo finale in cui c’è una riconciliazione tra Alina e Marlene, che apre la possibilità a un tipo diverso e allargato di famiglia.
Oltre a tutto ciò, ho amato la scrittura dell’autrice, così contemporanea, asciutta, senza fronzoli, senza retorica: semplicemente perfetta per affrontare temi così densi senza cadere nel già detto o nel compassionevole.
Se ti è piaciuto “La figlia unica” leggi anche…
Per finire, visto che il libro vi è piaciuto molto, vorrei lasciarvi qualche altro consiglio di lettura su tematiche affini. La maternità è un argomento che ricerco spesso e questi sono i libri più belli che ho letto di recente:
Maternità di Sheila Heti
Un libro ibrido tra saggio, romanzo e memoir, una riflessione dell’autrice sul valore della maternità come esperienza centrale della vita di una donna.
Un libro che è una profonda messa in discussione di questo ruolo imposto e infine il rifiuto della stessa funzione biologica a cui le donne sono “naturalmente” destinate.
Illuminante, toccante, necessario. Sicuramente rimarrà uno dei libri più belli letti nel 2020.
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Cattiva di Rossella Milone
Questo romanzo di Rossella Milone racconta un’altra faccia della maternità: una faccia crudele, esasperata, fatta anche di insuccessi e fallimenti.
Come si diventa genitori? Quando si impara realmente ad occuparsi di un neonato? Una giovane coppia alle prese con il primo figlio, lo stravolgimento dell’intimità, del rapporto sonno/veglia, ai limiti di un esaurimento nervoso.
Un libro crudo e “cattivo”, perché infrange il tabù della maternità perfetta come ce l’hanno sempre raccontata. Stupendo.
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Case Vuote di Brenda Navarro
Forse non è un caso aver trovato così tanti punti di affinità tra “La figlia unica” e “Case vuote”: entrambe le autrici sono messicane e hanno pochi anni di differenza tra loro.
Anche in “Case vuote” la vicenda è ambientata in Messico, terra di desaparecidos e di crimini che ogni anno finiscono nel silenzio. Daniel è un bambino autistico, ha tre anni ed è al parco con sua madre. Un attimo di distrazione e Daniel è sparito.
Brenda Navarro mette a confronto a capitoli alternati la voce della donna che ha perso il figlio con quella dell’altra donna, che lo ha sequestrato.
Anche qui la maternità viene affrontata in tutti suoi aspetti e spogliata da ogni ipocrisia. Una lettura che vi costringerà a mettervi a nudo e liberarvi da ogni pregiudizio.